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La sindrome dello stretto toracico, detta anche TOS (Thoracic Outlet Syndrome), è un insieme di segni e sintomi dovuti alla compressione del fascio vascolo nervoso nel suo decorso dal torace all’arto superiore.

C’è una relazione tra TOS e insorgenza del linfedema in coloro che hanno subito l’asportazione del tumore al seno. In questo articolo approfondiremo questo argomento.

Quali sono i segni e i sintomi che fanno sospettare la presenza di sindrome dello stretto toracico?

  • dolore al braccio, alla spalla, al gomito, alla mano, alla zona cervicale
  • dolore intermittente, non sempre presente, ma fastidioso e latente
  • dolore presente la notte o assumendo determinate posizioni

Questi sintomi sono molto simili ad altre patologie, per cui è fondamentale una diagnosi differenziale. Ne parleremo più avanti.

Cos’è lo stretto toracico?

Lo stretto toracico superiore è la zona anatomica compresa, indicativamente, tra la zona cervicale e la spalla.

Si divide in tre parti:

  1. il triangolo interscalenico
  2. il canale sottoclaveare
  3. il tunnel sotto-pettorale
Immagine che contiene bicicletta, rastrelliera

Descrizione generata automaticamente

Le strutture anatomiche presenti in questa area sono:

  • nervose
  • muscolari
  • venose
  • arteriose

In questo tratto anatomico vi sono i tronchi primari del plesso brachiale, l’arteria succlavia e la vena succlavia, che innervano e irrorano l’arto superiore, dalla radice alla mano.

Tali strutture, se compresse, possono dare la sintomatologia sopra descritta: dolore all’arto superiore, alla mano, al gomito e alla spalla, senso di pesantezza, gonfiore dell’arto, variazioni di colore della cute, dolore notturno o presente solo in alcune posizioni, determinando la sindrome dello stretto toracico.

La sintomatologia cambia in base al tipo di struttura compressa (venosa, arteriosa, nervosa).

Cosa determina la compressione delle strutture anatomiche nella sindrome dello stretto toracico?

Ci sono molti fattori che determinano l’instaurarsi del TOS. Ne elenchiamo alcuni:

  • contratture muscolari, spasmi
  • alterazioni anatomiche congenite (mega-apofisi di C7, costa sovrannumeraria)
  • frattura della prima costa o della clavicola
  • gesti atletici ripetuti
  • alcuni tipi di professioni (p.e. imbianchini)
  • posture asimmetriche mantenute nel tempo
  • atteggiamento di chiusura delle spalle
  • squilibri posturali dovuti a interventi chirurgici (p.e. chirurgia oncologica demolitiva)

I sintomi, poco definiti e sfumati, possono portare a diagnosi errate, che provocano un peggioramento della sindrome.

Il TOS, infatti, è spesso scambiato per:

  • cervicobrachialgia
  • patologie dei tendini della spalla
  • epicondilite/epitrocleite
  • tumore di Pancoast
  • morbo di Raynaud

Diagnosi

La diagnosi viene fatta dal medico attraverso anamnesi, valutazione clinica (esistono test specifici) e strumentale (doppler venoso e arterioso, risonanza magnetica o radiografia).

L’80-95% dei casi di TOS è dovuto ad una compressione nervosa. Il 4-15% ad una compressione venosa. Il 1-5% ad una compressione arteriosa.

Ragionamento clinico e trattamento

Il trattamento conservativo può avvalersi di varie tecniche fisioterapiche ed osteopatiche, ma deve essere sempre preceduto da un ragionamento clinico, che tenga conto di tutti quei fattori che contribuiscono all’instaurarsi e al mantenersi del quadro clinico:

  • età
  • sesso
  • attività lavorativa
  • stile di vita
  • attività fisica e di svago
  • aspetti emotivi e psichici
  • eventuali interventi chirurgici

Il paziente deve inoltre essere educato ad uno stile di vita adeguato, in modo da gestire i sintomi e permettergli di avere un’ottima qualità della vita.

Il trattamento chirurgico si fa in rari casi.

Ma qual è la relazione tra TOS e linfedema? Vediamolo insieme.

TOS e linfedema post chirurgia mammaria

La paziente che ha subito l’asportazione di un carcinoma mammario e l’asportazione di alcuni linfonodi ascellari può andare incontro all’instaurarsi della sindrome dello stretto toracico per:

  • chirurgia del tumore (lesioni nervose, cicatrici, …)
  • chirurgia ricostruttiva (inserimento di espansore o protesi)
  • radioterapia
  • variazioni posturali conseguenti alla chirurgia (atteggiamento in chiusura delle spalle)

Per poter asportare tutta la massa tumorale, il chirurgo deve togliere tessuto adiposo che solitamente rappresenta una protezione per i vasi e i nervi. In alcuni casi questi interventi demolitivi provocano una variazione del decorso di nervi e vasi, con conseguenze sulla loro funzionalità. Una di queste conseguenze è la compressione di tali strutture e quindi l’insorgenza del TOS.

La paziente che ha subito l’asportazione del tumore e di linfonodi a livello ascellare può quindi sviluppare un linfedema dell’arto superiore a causa della riduzione del deflusso venoso per la compressione sulla vena succlavia.

Quindi è di fondamentale importanza:

  • rivolgersi a professionisti competenti che sappiano fare una diagnosi differenziale
  • in caso di asportazione di tumore al seno e linfonodi ascellari, fare una valutazione angiologica per individuare tempestivamente la predisposizione al TOS ed educare la paziente per ridurre il rischio di insorgenza del linfedema

L’educazione del paziente è il primo passo per gestire al meglio sia il TOS che le conseguenze della chirurgia oncologica. Il paziente è parte attiva del suo percorso terapeutico.